"Un mondo senza internet per me è impensabile. Ogni tanto mi fermo a dire: porco cane!, c'è Internet. È una cosa che faccio giornalmente, come una preghiera. Una volta si cantava: fratello sole e sorella luna. Oggi io dico: fratello Internet e sorella connessione. È esagerato, lo so, ma è anche vero. Perché senza rete staremmo tutti peggio. Quando mando una e-mail a un musicista in California che mi risponde dopo un attimo allegando una traccia di chitarra, mi sento come gli antichi che ringraziavano gli dei per una nuova vena d'acqua sotto casa. Come si fa a non essere rapiti da questa cosa qui?".
Sullo schermo del computer, l'immagine di Lorenzo Cherubini si agita febbrilmente mentre lo sguardo insegue la parole chissà dove: ha una camicia a quadrettoni, i capelli arruffati, dietro di lui si vede una cosa che assomiglia a una tenda colorata e una libreria con un cappello a bombetta nero su uno scaffale. Sta nella sua casa di Cortona, alla vigilia del tour "Ora" che da oggi lo rivede in scena partendo da Forlì. E parliamo dell'universo mondo su Skype, mentre con un occhio controlliamo assieme il flusso dei messaggi che arrivano via Twitter: si è sparsa la voce di questa "wordsjam" , come la chiama lui, e in tanti stanno twittando le domande che vorrebbero fare a Jovanotti.
Su questo social network che in Italia pare stia esplodendo solo adesso, "lorenzojova 4" ha già 200 mila follower, che aumentano di tremila e rotti al giorno. Il motivo del successo è semplice: lui su Twitter ci sta davvero. Dà notizie, racconta di sé, partecipa alle discussioni, qualche volta risponde, "solo qualche volta, sennò il mio lavoro diventerebbe questo". Il tutto, senza filtri. "L'altra sera ne parlavo con mia moglie. Francesca semplificando mi ha detto: Facebook è per le femmine e Twitter è per i maschi. In realtà la differenza è un'altra: Facebook è concavo, Twitter è convesso. Sul primo si sta insieme, si passa il tempo, ci si scambiano foto; il secondo invece è contemporaneo, è appuntito. Su Twitter lanci frecce, su Facebook dei paracadute. Facebook è un bel giardino chiuso, è perfetto per il mio papà che a 78 anni ha ritrovato così un contatto quotidiano con i nipoti e gli amici di una vita; Twitter invece è una città aperta. Qui hai la sensazione di essere un media mondiale e con la tua pallottola da 140 caratteri teoricamente puoi colpire chiunque ed essere raggiunto da chiunque. Ha una potenza gigantesca. In Italia lo abbiamo capito tardi perché qui abbiamo un rapporto difficile con la tecnologia: mia nonna, per esempio, per anni ha guardato solo Rai1 perché non voleva imparare ad usare il telecomando. E ricordo che persino Massimo D'Alema quando diceva di non usare il computer lo faceva con un piglio intellettuale, vantandosene quasi...".
Qualche giorno fa Gabry Ponte, un dj degli Eiffel 65, mentre era nella sala di attesa di un aeroporto, ha remixato La notte dei desideri usando le applicazioni per fare musica del suo iPhone. Il video di questa impresa è su YouTube dove sta facendo furore: indica una nuova strada. "È la cultura del remix" dice Lorenzo, "hai visto quel film su come la rete cambia la creatività? Everything is a remix. È figo". È l'elemento umano delle macchine.
Sullo schermo del computer, l'immagine di Lorenzo Cherubini si agita febbrilmente mentre lo sguardo insegue la parole chissà dove: ha una camicia a quadrettoni, i capelli arruffati, dietro di lui si vede una cosa che assomiglia a una tenda colorata e una libreria con un cappello a bombetta nero su uno scaffale. Sta nella sua casa di Cortona, alla vigilia del tour "Ora" che da oggi lo rivede in scena partendo da Forlì. E parliamo dell'universo mondo su Skype, mentre con un occhio controlliamo assieme il flusso dei messaggi che arrivano via Twitter: si è sparsa la voce di questa "wordsjam" , come la chiama lui, e in tanti stanno twittando le domande che vorrebbero fare a Jovanotti.
Su questo social network che in Italia pare stia esplodendo solo adesso, "lorenzojova 4" ha già 200 mila follower, che aumentano di tremila e rotti al giorno. Il motivo del successo è semplice: lui su Twitter ci sta davvero. Dà notizie, racconta di sé, partecipa alle discussioni, qualche volta risponde, "solo qualche volta, sennò il mio lavoro diventerebbe questo". Il tutto, senza filtri. "L'altra sera ne parlavo con mia moglie. Francesca semplificando mi ha detto: Facebook è per le femmine e Twitter è per i maschi. In realtà la differenza è un'altra: Facebook è concavo, Twitter è convesso. Sul primo si sta insieme, si passa il tempo, ci si scambiano foto; il secondo invece è contemporaneo, è appuntito. Su Twitter lanci frecce, su Facebook dei paracadute. Facebook è un bel giardino chiuso, è perfetto per il mio papà che a 78 anni ha ritrovato così un contatto quotidiano con i nipoti e gli amici di una vita; Twitter invece è una città aperta. Qui hai la sensazione di essere un media mondiale e con la tua pallottola da 140 caratteri teoricamente puoi colpire chiunque ed essere raggiunto da chiunque. Ha una potenza gigantesca. In Italia lo abbiamo capito tardi perché qui abbiamo un rapporto difficile con la tecnologia: mia nonna, per esempio, per anni ha guardato solo Rai1 perché non voleva imparare ad usare il telecomando. E ricordo che persino Massimo D'Alema quando diceva di non usare il computer lo faceva con un piglio intellettuale, vantandosene quasi...".
Qualche giorno fa Gabry Ponte, un dj degli Eiffel 65, mentre era nella sala di attesa di un aeroporto, ha remixato La notte dei desideri usando le applicazioni per fare musica del suo iPhone. Il video di questa impresa è su YouTube dove sta facendo furore: indica una nuova strada. "È la cultura del remix" dice Lorenzo, "hai visto quel film su come la rete cambia la creatività? Everything is a remix. È figo". È l'elemento umano delle macchine.
(a cura di riccardo luna)
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