Nel terzo episodio della serie Homeland, diretto da Daniel Attias, si dispiegano i due spunti imbastiti nella puntata precedente: l’indagine di Carrie sul principe Farid Bin Abbud e la decisione del sergente Brody di calarsi nei panni dell’eroe nazionale, offrendosi ai media. Ecco come si sviluppa il primo: Lynne Reed, la escort prediletta del principe Farid reclutata dalla CIA, usando la scheda consegnatale da Carrie, riesce a far arrivare a quest’ultima i dati del Blackberry del saudita, correndo un grosso rischio. L’agente Mathison è convinta che dal traffico del cellulare possano emergere transazioni finanziarie che dimostrino i legami tra il principe e Abu Nazir, che si sono recentemente incontrati: tuttavia, la ricerca si rivela ben presto infruttuosa. Quando Lynne viene uccisa, Carrie pensa che il delitto sia la terribile e prevedibile reazione del principe il quale, accortosi del doppiogioco della escort, abbia deciso di sbarazzarsi di lei. Quest’ipotesi non è però corretta: alla fine della puntata, infatti, si capisce che l’omicidio è stato architettato dal maggiordomo (Alok Tewari) di Farid Bin Abbud per sottrarre una preziosissima collana a Lynne, dono fattole dal principe.
E’ quindi il lacchè del ricchissimo nobile saudita l’occulto finanziatore di Al Quaeda? Un’oscura scena, in chiusura d’episodio, sembra volerci dire qualcosa in proposito: si vede una giovane e spensierata coppia mista – lui è d’origine araba – acquistare in contanti una casa nei pressi di un aeroporto. Carrie è sconvolta per la morte dell’informatrice, si sente in colpa per averle fatto credere che ci fosse una scorta a guardarle le spalle; si confida con Saul, che lentamente comincia a vincere la cortina di diffidenza e freddezza calata, dopo il “tradimento” di Carrie, tra sé e l’agente interpretata da Claire Danes.
Passiamo a casa Brody. Nicholas è in procinto di essere intervistato assieme alla famiglia per dare al pubblico il tanto desiderato quadretto dell’eroe con i suoi cari. Tra Brody e la figlia Dana comincia a svilupparsi una certa complicità; il padre sembra toccare le giuste corde della figlia, che invece è in costante conflitto con la madre. Per di più, Dana rivela a quest’ultima di essere perfettamente al corrente della relazione tra lei e Mike, il marine amico del redivivo padre; Jessica prega la figlia, per il bene di tutti, di tenere per sé la cosa. Tra il sergente e la signora Brody il riavvicinamento procede non senza problemi; ci sono le difficoltà sessuali, lo spettro di Mike, i comportamenti strani di lui, che lo spettatore, detentore di un sapere privilegiato, riesce a interpretare grazie ad alcuni flashback: si tratta di atteggiamenti – il dormire per terra, il continuo lavaggio delle mani – legati alle esperienze della prigionia e all’avvicinamento al mondo islamico...(CONTINUA)