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martedì 6 dicembre 2011

La Svizzera è il paradiso del P2P: sono legali i download pirata


Scarica musica e film pirata, vederli su siti di streaming non autorizzati dai diritti d'autore: proibito in Italia, ma tutto legale in Svizzera. L'ha deciso nei giorni scorsi il Consiglio federale elvetico. Una presa di posizione maturata dopo i risultati di uno studio indipendente, commissionato dallo stesso consiglio, secondo il quale non è vero che la pirateria danneggia il patrimonio culturale nazionale. Va detto che ben il 30 per cento degli svizzeri sopra i 15 anni scarica file pirata. La decisione è in realtà una conferma delle norme applicate finora: il governo comunica quindi che non inasprirà la tutela del diritto d'autore continuando così la sua tradizione permissiva, un atteggiamento che sta facendo infuriare l'industria del copyright. È notevole che abbia deciso di proseguire su questa strada, nonostante molti altri Paesi europei- compresa l'Italia- stiano invece adottando strumenti più severi di repressione. Ed è interessante che la motivazione del governo elvetico sia proprio la tesi più osteggiata dall'industria: quella secondo cui in fondo il download pirata non è un male; e sta all'industria- secondo il governo Svizzero- "adeguarsi ai nuovi comportamenti dei consumatori". "Questo è il prezzo che paghiamo per il progresso. I vincitori saranno quelli che saranno capaci di usare le nuove tecnologie a proprio vantaggio e i perdenti quelli che perderanno il treno dello sviluppo e continuare a seguire i vecchi modelli di business". È illegale invece, anche in Svizzera, condividere file pirata. Anche in questo però le norme elvetiche sono eccezionalmente permissive: nel 2008, il governo le ha riviste a favore degli utenti e ora colpisce solo coloro che condividono molti file audio-video pirata. In altre parole, in Svizzera è legale usare software peer to peer se si condividono pochissimi file; oppure scaricare musica e film dai cyberlockers (siti come Rapidshare, Megaupload) o vederli in streaming. Illegale invece sia il download sia la condivisione di software (inclusi i videogame).
Anche in Italia c'è una differenza tra scaricare e condividere file pirata, anche se entrambe le attività sono illecite. Nel primo caso si rischia solo una multa fino 1.032 euro (ben poca cosa rispetto alle sanzioni milionarie che ci sono negli Usa). Nel secondo, si arriva a 2.065 euro e c'è persino il carcere se viene provato lo scopo di lucro (per esempio i gestori di siti che fanno attività pirata e hanno pubblicità). "La decisione Svizzera non mi sorprende", commenta Enzo Mazza, presidente di Fimi (Federazione dell'industria musicale italiana). "E' il Paese che ha conservato i tesori dei più grandi criminali della storia da Bokassa a Bin Laden e ha opposto per anni il segreto bancario per proteggere gli evasori fiscali. Oggi tutela i ladri del web. E' innovazione tecnologica anche questa", continua. "La decisione del governo svizzero è un'ottima notizia", commenta da parte sua Fulvio Sarzana, avvocato esperto di copyright e promotore della campagna "Sitononraggiungibile" contro gli eccessi della tutela del diritto d'autore online. "La nostra Autorità garante delle comunicazioni invece non ha fatto alcuna ricerca indipendente prima di procedere una delibera sul copyright online".
È questo il nuovo terreno di battaglia in Italia: Agcom dovrebbe pubblicare la versione definitiva della delibera nelle prossime settimane. È molto attesa, dopo tutte le polemiche che hanno colpito le precedenti bozze, accusate di consegnare ad Agcom un potere di repressione troppo grande (al limite della censura). Il timore di alcuni è adesso che Agcom faccia come l'anno scorso, quando ha pubblicato la delibera sul proprio sito il giorno della vigilia di Natale, forse per ridurre la possibilità di contestazioni. Se era questo il fine, le è andata male. Di sicuro il 2012 sarà l'anno di maggiore tensione sul web, per la revisione del diritto d'autore online. La nuova frontiera è il tentativo dell'industria di cambiare le norme per colpire tutti quei siti che finora non sono stati perseguibili: i cyberlockers, appunto. A questo scopo, sta facendo strada negli Stati Uniti una proposta di legge (Sopa, Stop online piracy act): toglierebbe a molti siti una tutela normativa che finora li ha esonerati da responsabilità. Ma rischia di essere devastante per la libertà e l'innovazione di internet, secondo alcuni big del web, tra cui Google e Facebook. L'altra strategia che si sta affermando è colpire nel portafogli i siti che facilitano il download pirata: facendo pressione su Paypal e sui circuiti di carte di credito per impedire le donazioni degli utenti. Guarda caso, lo stesso tipo di embargo economico che sta strangolando Wikileaks.
alessandro longo
FONTE: http://www.repubblica.it/tecnologia/2011/12/06/news/svizzera_download-26129439/