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venerdì 6 gennaio 2012

Il primo (quasi)cristallo non è di origine terrestre - dal Corriere

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Non è di origine terrestre. Il primo quasi-cristallo esistente in natura, databile a circa 5 miliardi di anni fa, non si è formato sulla Terra! Lo ha confermato uno studio effettuato da Luca Bindi, associato di mineralogia presso il Dipartimento di scienze della terra di Firenze, che ha firmato come primo autore un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Pnas. Il risultato fa seguito alla scoperta, pubblicata su Science nel 2009, del primo quasi-cristallo naturale, riconosciuto in un campione di roccia raccolto sui monti Koryak in Russia, nel nord-est della penisola della Kamchatka. La struttura dei quasi-cristalli potrebbe essere la chiave per mettere a punto materiali di nuova generazione, come uno dei tipi di acciaio più resistenti finora noti. Nel quasi-cristallo di icosaedrite (una fase quasi-cristallina icosaedrica di composizione Al63Cu24Fe13) sono state individuate inclusioni di stishovite, un polimorfo del biossido di silicio (quarzo) che si forma solo a pressioni elevatissime, circa 100 mila atmosfere, verificabili solo in particolari condizioni, come in profondità sotto la crosta terrestre, in crateri da impatto di meteoriti o nello spazio, tramite collisioni tra meteoriti e asteroidi. Per distinguere tra queste possibilità, sono state compiute analisi per misurare il rapporto tra gli isotopi dell'ossigeno. «I risultati sono stati inequivocabili», ha spiegato Bindi. «Gli isotopi dell'ossigeno sono risultati del tutto simili a quelli osservati in una categoria di meteoriti conosciute come condriti carbonacee», formatesi nelle prime fasi del Sistema solare. «Leghe di alluminio metallico non erano mai state osservate in meteoriti», aggiunge lo studioso fiorentino. «Il campione conservato al museo quindi potrebbe rappresentare un nuovo tipo di corpo extraterrestre, coincidente con la formazione del sistema solare. Ciò che rimane da determinare è come le collisioni di meteoriti/asteroidi abbiano portato alla formazione dei quasicristalli. Stiamo lavorando a un'altra serie di esperimenti per determinare con maggiore precisione in quali condizioni si sia formato questo minerale». I quasi-cristalli sono un campo di ricerca nuovissimo ma di estremo interesse. Non a caso, infatti, il Nobel per la chimica 2011 è stato assegnato all'israeliano Daniel Shechtman per la scoperta dei quasi-cristalli: forme strutturali ordinate ma non periodiche. «Gli studi di Shechtman hanno modificato dalla base la concezione di un solido e la natura stessa della materia», ha precisato l'Accademia reale svedese delle scienze assegnando il premio. Una scoperta per tanti anni controversa, che portò Shechtman a essere isolato dalla comunità scientifica internazionale per aver sostenuto idee considerate un'autentica eresia fisico-chimica.
di paolo virtuani
FONTE: http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/12_gennaio_04/firenze-quasi-cristallo_1862b2d4-36e4-11e1-9e16-04ae59d99677.shtml

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Dieci donne per l'anno 2012 (da Repubblica D)

I dodici mesi che ci aspettano vedranno sempre di più le attrici impegnate in pellicole importanti e in ruoli da protagonista fuori dal comune. Ecco le 10 donne da tenere sott'occhio: da Anne Hathaway a Scarlett Johansson, da Emily Blunt a Emma Thompson. Tutte hanno in serbo una sorpresa che noi vi sveliamo in anticipo.
di katia brega
FONTE: http://d.repubblica.it/argomenti/2011/12/31/foto/donne_cinema_2012_film-768541/4/#media
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giovedì 5 gennaio 2012

Bajaj RE60, l'automobile meno cara al mondo (da Virgilio)

In occasione di una affollatissima conferenza stampa a New Delhi, il rampante Rajiv Bajaj, rampollo della omonima famiglia proprietaria della Bajaj Auto, ha tenuto a battesimo in qualità di direttore esecutivo il progetto più ambizioso che la sua azienda abbia mai intrapreso, cioè il lancio della nuova RE60, di fatto la vettura più economica del mondo, con un prezzo compreso tra compreso tra 150.000 e 175.000 rupie, 2.500 Euro circa. Il fatto che la Bajaj Auto abbia costruito finora esclusivamente repliche di motociclette giapponesi uscite di produzione, e cloni del noto Ape Calessino distribuito con buon successo in tutto il sud est asiatico, se volete è trascurabile. A patto di riuscirci.Ufficialmente, la RE60 nasce appunto come alternativa evoluta ai mezzi a tre ruote che affollano la regione, che qui invece sono quattro nella misura lillipuziana di 12 pollici, sufficienti secondo l'azienda a garantire buona tenuta ad una vettura lunga 275 cm e pesante appena 400 kg, dunque ultra leggera oltre che “ultra low-cost”. Secondo i dati forniti dalla Bajaj Auto, la RE60, che arriverà nei concessionari indiani entro il 2012, sarà equipaggiata con un motore monocilindrico a benzina di 200 centimetri cubi in posizione posteriore, capace di una potenza pari a 20 Cv e in grado di consentire una velocità massima di 70 km/h. Disponibile solo con carrozzeria a 5 porte e 4 posti, con un bagagliaio di appena 50 litri di capienza, la RE60 avrebbe il suo vero punto di forza nei consumi, che secondo l'azienda indiana si attesterebbero a quota 35 km/l, con emissioni di CO2 per 60 grammi ogni mille metri. Proprio queste qualità avrebbero convinto la Bajaj Auto ad avviare il progetto in previsione di un intervento del gruppo Nissan-Renault, da tempo intenzionato a realizzare una vettura "ultra low-cost" e dunque potenzialmente interessato a rilevare il progetto della RE60, magari riproponendolo oltre i confini dei mercati asiatici.
di gianluigi giannetti
FONTE: http://auto-moto.virgilio.it/auto/news/bajaj-re-60-costa-2-500-euro-auto-meno-cara-mondo.html

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martedì 3 gennaio 2012

Arriva il sedile anti-furto: riconosce i glutei del proprietario (da RepubblicaMotori)

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La chiave di avviamento o le carte a radiofrequenza che vengono oggi utilizzate per accendere il motore potrebbero presto essere sostituite da un nuovo sistema - a prova di ladro - che riconosce il guidatore dall'impronta dei glutei. L'invenzione è stata realizzata da un gruppo di ricercatori dell'Advanced Institute of Industrial Technology di Tokyo e apre nuove frontiere nell'ambito dello sfruttamento della biometria per l'attivazione di sistemi complessi, come appunto l'automobile. Gli scienziati giapponesi hanno realizzato un dispositivo con 360 sensori che può "disegnare" il profilo in 3D dei glutei di un individuo, caratterizzato anche dal modo con cui si siede, e confrontarlo con quello memorizzato. Attualmente il sistema ha un'accuratezza del 98% ma attraverso un ragionevole sviluppo dei sensori da collocare all'interno del sedile, il "lettore di glutei" potrebbe presto diventare quasi infallibile per il riconoscimento biometrico, con eventuali altre applicazioni anche nel settore dei mobili per ufficio (per attivare i computer al posto delle password). Una possibile produzione in serie è prevista dal 2014 in poi.

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lunedì 2 gennaio 2012

La prima lente a contatto-schermo tv (dal Corriere)

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Immaginate di leggere le e-mail o di ricevere immagini direttamente «negli» occhi, come se aveste uno schermo televisivo o di computer appiccicato alla cornea. Mani libere, streaming di dati in tempo reale. Fantascienza ma neppure troppo, visto che il primo prototipo di lente a contatto capace di ricevere dati è stata già messa a punto da un team di ricercatori statunitensi e finlandesi. La descrizione degli esperimenti, che per ora hanno coinvolto solo ignari coniglietti, è apparsa sul Journal of Micromechanics and Microengineering. Si tratta di una lente a contatto computerizzata, che al momento contiene un solo pixel di informazioni: un pò poco, ma abbastanza per far dire a Babak Praviz, autore dello studio, che ci sono i presupposti per andare avanti e mettere a punto una lente in grado di visualizzare proprio di fronte all'occhio piccole email o messaggi di testo. Basterà aggiungere qualche centinaio di pixel, e con le capacità tecnologiche di miniaturizzazione odierne non pare così impossibile. Sulla lente si trovano un'antenna che riceve i segnali e l'energia dall'esterno e un circuito integrato per immagazzinare l'energia stessa e trasferirla a un chip di zaffiro contenente un led. Un apparecchio effettivamente complesso che però è risultato in grado di trasmettere segnali sia quando è stato provato nello spazio libero, sia quando è stato messo sugli occhi di conigli da esperimento con l'intento di valutarne la tollerabilità e sicurezza. I test hanno mostrato che la lente non danneggia la cornea in alcun modo, ma ci sono ancora molti elementi da migliorare prima di avere una lente ad alta risoluzione, perfettamente funzionante, controllabile e ricaricabile da lontano. «Innanzitutto, quando l'abbiamo provata nello spazio potevamo fornirle energia e segnale da un metro di distanza. Una volta applicata all'occhio del coniglio la distanza efficace si è ridotta ad appena due centimetri – spiega Praviz –. Dobbiamo migliorare l'antenna e ottimizzare le frequenze usate per la trasmissione dei dati e la “ricarica” elettrica della lente. Adesso vogliamo provare a incorporare un testo predefinito nei prototipi di lente, per capire se è possibile leggerlo». La questione non è irrilevante: l'occhio umano ha una distanza di messa a fuoco minima di pochi centimetri, non ha la capacità di vedere davvero bene qualcosa che sia posto su una lente a contatto, per cui nella migliore delle ipotesi il testo da far “scorrere” sulla lente verrebbe visto sfocato e indistinto. I ricercatori hanno già incorporato nella lente prototipo un set di lenti di Fresnel, più sottili e piatte di quelle convenzionali, per risolvere il problema e consentire la messa a fuoco dell'immagine che si proietta sulla retina, ma il coniglio ovviamente non può riferire se ci vede qualcosa. Staremo a vedere i prossimi tentativi: se andranno a buon fine, in futuro potremmo vedere proiettate in “sovraimpressione” sulle immagini reali informazioni computerizzate e avere ad esempio un “navigatore” incorporato o videogames speciali. 
di elena meli.

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