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venerdì 22 settembre 2017

Con l'intelligenza artificiale è possibile prevedere l'Alzheimer dieci anni prima


Mediante l'utilizzo della tanto agognata intelligenza artificiale, sarebbe possibile diagnosticare il temuto morbo di Alzheimer ben dieci anni prima rispetto a ciò che succede adesso. Infatti, un team di studiosi facente parte del rinomato Dipartimento di Fisica dell’Università degli studi di Bari e della locale sezione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, hanno adoperato immagini di risonanza magnetica al fine di identificare alterazioni nel cervello che consentirebbero di prevedere l’insorgere della malattia di Alzheimer con dieci anni d’anticipo.


I fisici dell’Università di Bari e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare hanno iniziato da diversi anni un progetto di ricerca inter-disciplinare che tenta di applicare le strategie di analisi tipiche dei big data all’ambito clinico diagnostico; infatti, già 3 anni or sono si erano resi protagonisti della vittoria di una competizione internazionale organizzata dalla Harvard Medical School in merito all'utilizzo di sistemi di machine learning per la diagnosi precoce della Schizofrenia. Tali analisi risultano molto complesse e richiedono infrastrutture di calcolo e conoscenze tecnologiche di frontiera; il centro calcolo ReCaS ha rivestito un ruolo primario per lo svolgimento delle analisi e l’ottenimento di questi risultati.


Il team di studiosi, formato da Nicola Amoroso,  Alfonso Monaco, Roberto Bellotti, Sabina Tangaro, Marianna La Rocca, Giovanni Caldara, Stefania Bruno e Tommaso Maggipinto,  ha ideato e messo a punto un sistema di intelligenza artificiale capace di svelarci in maniera automatica segni precoci della malattia nelle immagini cerebrali di più di duecento individui. In particolare, le loro analisi hanno permesso di rivelare l’insorgenza della patologia in una speciale classe di soggetti affetti da quello che in gergo clinico è chiamato “lieve indebolimento cognitivo”, ossia una condizione che può manifestarsi anche un decennio prima della patologia, con un’accuratezza pari all'84 per cento.

fonte/credits to: http://www.improntaunika.it/2017/09/alzheimer-con-intelligenza-artificiale-diagnosi-in-anticipo-di-10-anni/

domenica 21 maggio 2017

Ricavate in laboratorio cellule staminali del sangue


Dopo ben vent'anni anni di tentativi, gli scienziati hanno trasformato cellule mature in cellule del sangue primordiali che rigenerano se stesse e i componenti del sangue. Il lavoro, apparso sulla prestigiosa rivista scientifica “Nature”, dona una speranza agli individui con leucemia e altri disturbi del sangue che necessitano di un trapianto di midollo osseo ma non trovano un donatore compatibile. Se gli esiti si tradurranno nella clinica, questi pazienti potrebbero ricevere versioni coltivate in laboratorio delle proprie cellule sane.


Un team coordinato dal biologo di cellule staminali George Daley del Boston Children's Hospital, in Massachusetts, ha creato cellule umane che agiscono come cellule staminali del sangue, anche se non sono identiche a quelle che si trovano in natura. Un secondo gruppo, guidato dal biologo di cellule staminali Shahin Rafii del Weill Cornell Medical College, a New York, ha trasformato cellule mature di topi in cellule staminali del sangue completamente sviluppate.


''Per lunghi anni si erano capite soltanto alcune aprti di questa ricetta, ma non il suo quadro totale", sostiene Mick Bhatia, studioso in cellule staminali presso la McMaster University ad Hamilton, in Canada, che non è stato coinvolto nella ricerca. "Questa è la prima volta che i ricercatori hanno messo insieme tutti i tasselli e prodotto cellule staminali del sangue". Il gruppo di Daley ha scelto come materiale di partenza cellule della pelle e altre cellule prelevate da adulti. Usando un metodo standard, i biologi hanno riprogrammato queste cellule in staminali pluripotenti indotte (iPS), capaci di produrre molti altri tipi di cellule. Finora, tuttavia, le cellule iPS non erano mai state trasformate in cellule che creano il sangue.

fonte: http://www.lescienze.it/news/2017/05/19/news/staminali_ematopoietiche_laboratorio_indotte_topi-3533844/

domenica 27 novembre 2016

Consumare Aspirina per cinque anni abbassa del 60% il cancro alla prostata


L'uso dell'aspirina per lunghi periodi di tempo può ridurre fino al 60% l'insorgenza del tumore della prostata. Mediamente la protezione si attesta sul 40% ma se il farmaco viene preso regolarmente per cinque anni sale, infatti,al 60%. E' ciò che viene fuori da una ricerca effettuata dalla Società italiana di medicina generale (Simg) su oltre tredicimila pazienti colpiti da patologie cardio-vascolari e presentato in occasione del congresso nazionale della società. 


«Quello alla prostata è, infatti, il tumore più frequente tra la popolazione maschile del nostro paese e quest'anno colpirà 35mila italiani. Grazie all'effetto protettivo dell'aspirina potremo dimezzare il rischio di nuovi casi» sottolinea Claudio Cricelli presidente Simg. Lo studio, che dimostra anche l'efficacia nel ridurre del 30% i casi di carcinoma al colon retto, ha utilizzato i dati raccolti nel portale Health Search Ims Health Longitudinal Patient Database. 


L'aspirina, dichiara Francesco Lapi, direttore della ricerca di Health Search, «è un farmaco antiaggregante e antinfiammatorio, agisce inibendo alcune vie enzimeatiche che favoriscono la proliferazione cellulare. Dunque riesce a bloccare la riproduzione incontrollata delle cellule che caratterizza le patologie oncologiche».

mercoledì 13 giugno 2012

Dormire con un'altra persona porta benefici alla salute

Condividere il proprio letto con un'altra persona fa bene alla salute. Quello che può sembrare scontato è stato provato scientificamente da un gruppo di studiosi facente parte dell'Università di Pittsburgh, negli Stati Uniti, secondo cui addormentarsi in compagnia riduce i livelli di cortisolo, ovvero l'ormone dello stress, favorendo una diminuzione dei processi infiammatori che questo può provocare: malattie cardiache, depressione e patologie autoimmuni. Un'ulteriore conferma, secondo lo studio, del fatto che le persone che vivono in coppia tendono ad avere una salute migliore e vivere più a lungo rispetto ai single. «Il sonno è un elemento fondamentale per mantenere un benessere fisico, perché proprio una grave alterazione del riposo notturno è associata al rischio di malattie cardiache e dei disturbi psichiatrici'' avverte Wendy Troxel, psichiatra e coordinatrice della ricerca americana...(CONTINUA)
fonte: http://www.corriere.it/salute/12_giugno_12/dormire-compagnia_49bcbac8-b47a-11e1-8aac-289273c95a39.shtml

sabato 9 giugno 2012

Mangiare verdura e frutta aiuta a smettere di fumare (da Agi.it)

Il consumo quotidiano di frutta e verdura puo' aiutare i fumatori a smettere e a tenerli lontani dalle sigarette per piu' tempo. E' ciò che viene fuori da un nuovo studio effettuato da un tem facente parte della University of Buffalo negli Stati Uniti, il quale ha seguito le abitudini e gli stili di vita di mille fumatori dai 25 anni di età in su. Da un'analisi della dieta di questi individui e' emersa una diretta correlazione tra il consumo di frutta e verdura e la diminuzione e/o eliminazione delle sigarette.
"Sapevamo da ricerche precedenti che chi e' in astinenza da sigarette per meno di 6 mesi consuma piu' frutta e verdura rispetto a chi fuma ancora. Tuttavia, non sapevamo che i fumatori che fanno altrettanto hanno piu' possibilita' di smettere". ha dichiarato Gary A. Giovino, ricercatore che ha guidato lo studio pubblicato sulla rivista ''Nicotine and Tobacco Research''. "Chi consuma piu' frutta e verdura rispetto agli altri ha infatti 3 volte piu' probabilita' di smettere di fumare per almeno 1 mese. Questo indipendentemente da fattori come sesso, eta', istruzione o altri requisiti che solitamente influenzano la scelta di smettere"...(CONTINUA)
fonte: http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/201206091218-ipp-rt10057-fumo_come_smettere_frutta_e_verdura_sono_la_soluzione